"Da qualche tempo distinguo il termine industrial design dalla parola design,che in inglese significa progettare. Si potrebbe progettare anche un assalto al teatro di Mosca; invece c'è un disegno particolare, specifico, che è quello che si fa per l'industria, per la produzione, per i mercati: questo è disegno industriale." Ettore Sottsass

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Cos'è?

Risposta al 3° "cos'è?"




Eames Plywood Elephant
E’ una icona di design, ma sopatrtutto un simbolo di simpatia. L’elefante-giocattolo progettato dagli americaniCharles e Ray Eames nel 1945 ha più di 50 anni, ma continua a essere adorato da grandi e piccini. La silhouette è lineare con grandi orecchie, la proboscide, è il dorso da cavalcare: pensato per in e outdoor, questo animale amico con i suoi cinque colori sorbetto (bianco, grigio ghiaccio, rosso , rosa e lime) è un pezzo davvero speciale. Chepiacerà ai bimbi, e rimarrà in casa anche quando crescono. Come oggetto da collezione.



 

Durante i primi anni 1940 Charles e Ray Eames sviluppato una tecnica di successo per lo stampaggio del compensato in forme tridimensionali, che ha portato alla creazione di una vasta gamma di arredi esculture. L'elefante compensato, in particolare,ha raggiunto lo status leggendario tra i collezionisti. Progettato nel 1945, questo pezzo richiede metodi di fabbricazione complessi. Solo due prototipi sono stati realizzati, entrambi i quali sono stati successivamente esposti in una mostra al New York Museum of Modern Art.Oggi un solo modello conosciuto rimane in possesso della famiglia Eames.

  
Charles e Ray Eames sono stati affascinatida elefanti. Molte immagini di questi giganti gentili si trovano in documentazioni fotografiche Charles 'della culturaindiana e il mondo delcirco. L'elefante compensato è stato progettato come un giocattolo per bambini, ma anche come unoggetto scultoreo sorprendenteche fa una dichiarazione in qualsiasiambiente con le sue curve eil carattere vigoroso e delizioso. C'è un fascino giocoso in modo che Eames utilizzato motivi giovaniliper creareuna vivace, idioma allegro che piace a adulti e bambini.

 

Oggi Vitra presenta il simpatico elefante nella versione in plastica, facendolo così diventare oggetto di serie


Il 17 Giugno 2007 segna il 100 ° compleanno di Charles Eames.
Per celebrare questa occasione, Vitra ha prodotto una edizione limitata Anniversario della compensato Eames Elephant. Progettato nel 1945, questo pezzo ha raggiunto lo status leggendario, nonostante il fatto che non è mai andato in produzione.
L'edizione 2007 ° anniversario del compensato di Eames Elephant è strettamentelimitato a livello mondiale di 1000 pezzi in ciascuna delle due versioni, acero naturale e rosso acero tinto. Il numerodi serie di ogni Elephant compensato è inciso su una placca di alluminio di piccole dimensioni.





 
Fonti:


Risposta al 2° "cos'è?"


PISELLI

Con ironia, Bruno Munari descrive nel suo libro Good Design (Milano, 1963) degli esempi di Food Design, “prodotti industriali” della Natura, ammirata da lui come prima e più importante rappresentante di design anonimo. In modo simile, natura e progetto convivono in quei prodotti senza nome ai quali Munari, affascinato, dedica nel 1972 il “Premio Compasso d’oro a ignoti”.

"Pillole alimentari di diversi diametri, confezionate in astucci bivalve molto eleganti per forma, colore, materia, semitrasparenza e semplicità d'apertura.
Sia il prodotto stesso che l'astuccio e l'adesivo derivano tutti da una unica origine di produzione. Non quindi lavorazioni diverse su materiali diversi da montare poi in una successiva fase di finitura, ma una programmazione di lavoro molto esatta, certamente frutto di un lavoro di gruppo (team-work).
L'oggetto è monocromo ma con sensibili variazioni di tono, ciò gli dà un aspetto appena sofisticato, che però incontra anche il gusto dei consumatori più lontani da una cultura attuale. Il colore è un verde, un certo verde molto noto sotto la denominazione popolare di "verde pisello", colore abbastanza bene calcolato fin dall'inizio della produzione e non più cambiato a tutt'oggi. Questo colore ha determinato influenze cromatiche anche nella moda e nell'arredamento intorno agli anni 20-30.
La forma delle pillole è abbastanza normale benché ci si sia preoccupati di variarle di diametro; ciò che invece risalta per l'originalità, e nello stesso tempo la semplicità della concezione, è l'astuccio: la sua funzione prende forma in due elementi uguali e simmetrici, come si usa progettare oggi per ragioni di economia produttiva, concavi quanto basta per contenere le pillole di cui hanno già l'impronta sia della forma che del numero e della disposizione. I due elementi sono uniti, a perfetta tenuta, da un adesivo che svolge una doppia funzione: come cerniera-molla dal lato minore e come semplice adesivo dal lato più lungo. Tenendo l'astuccio "di coltello", come si dice, tra l'indice e il pollice e facendo una leggera pressione con i polpastrelli, l'astuccio si apre di scatto e mostra le pillole tutte bene allineate in ordine di grandezza. Le pillole potrebbero cadere a terra ma una puntina di adesivo le trattiene così che si possano staccare quando si vuole anche solo toccandole con un dito.
Una delle caratteristiche tipiche di queste produzioni è la variazione nella serie. Problema molto discusso nei vari congressi mondiali di Designers: nella progettazione di un oggetto di grandissima produzione dobbiamo tener conto dei gusti del pubblico e proporre possibili variazioni al modello così da aumentare le vendite accontentando un maggior numero di compratori? Nel caso della produzione dei piselli si riscontra forse una eccessiva varietà: pur conservando rigorosamente forma e colore, si possono trovare in commercio contenitori da dozzine di pillole, da dieci, nove, otto... fino a contenitori da un pisello. Eccessiva variazione e, in definitiva anche un certo spreco. E poi chi compera un pisello solo e, ancora, lo esige nel suo contenitore? Eppure da migliaia di anni questo oggetto continua a essere prodotto in questo modo; il consumatore non fa caso a questi particolari. Comunque è probabile che questa eccessiva variazione sia il risultato di un errore nella ricerca di mercato, certamente fatta prima di stabilire una così grande produzione e in uso ancora oggi per negligenza burocratica.
Anche in questo caso nessuna concessione stilistica di un ormai superato gusto del bello classico o moderno secondo le ultime correnti artistiche, nessuna compiacenza sculturale, nessun facile antropomorfismo, ma un dosato gioco dimensionale delle singole parti. L'oggetto si inserisce con onore nella tradizione tecnologica di una produzione calcolata sia pure con estremo rigore ma non senza calore umano e sociale e, si può forse dire, con un leggero senso di humor".

di Bruno Munari   (dal libro Good  design,  Scheiwiller,1963)

Fonti:
 
Risposta al 1° "cos'è?"


Particolare di scarpa realizzata da Adidas (mod. oki-ni) ispirata al pattern "Bacterio" ideato dal gruppo Memphis,fondatore Ettore Sottsass (1981).


Questo ed altri motivi ideati dal gruppo Memphis vennero utilizzati sui laminati plastici per il rivestimento di mobili ed oggetti vari.
La collaborazione tra Abet Laminati e Ettore Sottsass ha dato origine ad un modo nuovo di concepire il laminato. Una committenza illuminata e coraggiosa da una parte e la straordinaria sensibilità al colore e la grande capacità di Ettore Sottsass di utilizzare il disegno e la sua forza evocativa dall’altra hanno generato una serie di lavori e di manufatti.
Il laminato era stato utilizzato fino agli anni '60 come mera superficie che riproduceva, per imitazione, qualcosa di già esistente in natura (il finto legno, il finto marmo, etc). La grande intuizione di Abet Laminati fu quella di comprendere che il laminato poteva avere una propria indipendente ed originale capacità espressiva, che poteva contribuire a dare identità alla superficie di un oggetto, che poteva vestire un mobile o una piano cambiandone la percezione.

 "Bacterio"

"Bacterio" ingrandimento





Libreria Carlton. Ettore Sottsass


Lampada Tahiti.  EttoreSottsass


 Fonti:





Particolare di una foto scattata ad un edificio da Ettore Sottsass. La foto si trova nel volume
" Foto dal finestrino" di Ettore Sottsass o in Editoriale Domus "Foto dal finestrino", Dicembre 2004.





Ventisei fotografie affiancate da altrettante didascalie: luoghi, volti, paesaggi un po’ da tutto il mondo. L’idea sembrerebbe addirittura banale, se la penna che commenta queste immagini non fosse quella di Ettore Sottsass.
Foto dal finestrino” è una piccola perla di ironia, divertimento, riflessione amara, che uno dei più grandi architetti italiani presenta a un pubblico troppo abituato, ormai, a scempi urbanistici, a case, a “montagne di stanze tutte uguali”, costruite senza minimamente pensare a chi, poi, ci andrà ad abitare.
C’è il senso della precarietà dell’arte, anche per un oggetto, quello architettonico, che più di ogni altro sembra destinato a rimanere nel tempo; come quando, davanti a un edificio costruito da Le Corbusier in India, lo scrittore prende atto che “non c’è idea, per generosa che sia, capace di resistere al tempo”. Una lezione di semplicità, e di umiltà architettonica, di cui dovrebbero prendere atto molti architetti prima di impugnare il mouse.


Fonti: